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Quanto conta la salute delle api? Pesticidi e meno miele…ma non solo!

Forse non tutti sanno, o non sanno davvero, quanto sia importante l’intensa e metodica attività di raccolta del nettare che ogni primavera viene svolta dalle api, piccoli insetti instancabili organizzati alla perfezione secondo i ruoli e le competenze loro assegnati (dalla natura, fin dalla nascita) all’interno dell’alveare.

Forse non tutti sanno, o non sanno davvero, quanto tale intensa e metodica attività sia importante per la produzione di miele, propoli, cera, polline, pappa reale…ma non solo.

Infatti, le api escono per procurarsi il nettare, per portarlo nelle cellette, per farlo maturare e diventare miele…ma quando si adagiano sulla corolla dei fiori per succhiare il nettare, le api inconsapevolmente raccolgono anche il polline, che viene poi trasportato durante il volo di ritorno all’alveare e disperso nell’aria, finendo per ricadere sui fiori e arricchire così il mondo vegetale di nuove varietà. Attraverso l’impollinazione, le api contribuiscono alla conservazione e allo sviluppo della biodiversità, tanto che secondo recenti ricerche della FAO si può ritenere che ben il 70% delle specie di colture finalizzate a prodotti alimentari, in commercio in tutto il mondo, dipende dall’impollinazione delle api.api 1

Ecco che, allo stesso modo, l’apicoltura è un’arte fondamentale per mantenere ed ottimizzare quello che già in natura avviene in maniera spontanea, rispettando la vita della colonia, le esigenze dell’alveare e i preziosi e delicati equilibri tra api operaie, fuchi, ape regina. Gli apicoltori devono sapersi affiancare discretamente alle api, assecondando le caratteristiche, i tempi, le necessità dell’alveare, potendo addirittura diventare supporto e sostegno per l’attività di raccolta e produzione, purché lascino quantità di miele sufficiente per le scorte invernali.

La salute delle api, va da sé, diventa dunque imprescindibile per poter consentire loro di continuare la propria instancabile attività fuori e dentro l’alveare, fondamentale a livello economico ed anche a livello ambientale in tutto il mondo.

Purtroppo, negli ultimi 15 anni si è registrato un forte calo della popolazione apicola mondiale, soprattutto nell’Europa occidentale (compresa l’Italia) e nell’America del nord, dove in ambito scientifico è stata individuata una vera e propria “Sindrome dello spopolamento” (Colony Collapse Disorder).

Quali sono i principali fattori che hanno determinato l’impoverimento e la perdita di colonie e di api?

Sicuramente, insieme all’agricoltura intensiva, contaminazioni da agenti patogeni e specie invasive, cambiamenti ambientali, coltivazioni di vegetali geneticamente modificati, i pesticidi sono tra le maggiori cause di spopolamento delle api, in particolare i neonicotinoidi (insetticidi elaborati in alternativa al DDT, composti idrosolubili derivanti dalla nicotina) che oltre a insediarsi e residuare sulle piante e sui terreni, persistere nell’aria, invadere le acque ed essere una minaccia per l’ambiente e per le specie animali e vegetali che lo abitano, colpiscono soprattutto le api. In particolare, durante la raccolta di nettare, le api succhiano anche i residui dei pesticidi.

In Italia, a partire dal 2008, sono stati emanati provvedimenti temporanei, sempre rinnovati, che vietavano l’utilizzo di tali sostanze, mentre successivamente a livello europeo, la Commissione iniziò ad occuparsi della salute delle api, con un’importante Comunicazione del 2010 che riconosceva l’importanza delle api per l’ambiente e per l’economia, e la necessità di individuare le cause dello spopolamento e misure di prevenzione, anche in relazione all’impiego di pesticidi.

Contemporaneamente, l’EFSA portava avanti diversi studi e ricerche sulla vita delle colonie di api e sistemi di monitoraggio, svolgendo ricerche sull’insetticida Fipronil ed ancora sul rischio di introduzione e diffusione in Europa del piccolo scarabeo dell’alveare (Aethina tumida) e dell’acaro (Tropilaelaps). Nel 2013 pubblicava i risultati circa gli effetti e i rischi di Clothianidina, Imidacloprid, Tiamethoxam sulla sopravvivenza, sviluppo e comportamento delle api, confermando l’esistenza di rischi elevati in base a cui la Commissione aveva poi emanato il Reg. di esecuzione n.485/2013 che modifica il regolamento di esecuzione (UE) n. 540/2011 per quanto riguarda le condizioni di approvazione delle sostanze attive clothianidin, tiametoxam e imidacloprid, e che vieta l’uso e la vendita di sementi conciate con prodotti fitosanitari contenenti tali sostanze attive, che di fatto limitava e condizionava, solo parzialmente, l’utilizzo di tali sostanze.

api 3Recentemente, Greenpeace ha assegnato ad un centro di ricerca dell’Università del Sussex un approfondimento degli studi pubblicati dall’EFSA nel 2013, confermando la sussistenza dei rischi a suo tempo individuati per l’ambiente e per le api, e rilevando ad oggi una continua e sempre più grave moria delle colonie e l’estinzione di alcune specie di api.

L’Europa deve intervenire, in più direzioni, sicuramente iniziando con l’emanare provvedimenti che pongano il totale divieto di impiego dei pesticidi neonicotinoidi, evitando che le api scompaiano del tutto con inevitabile danno sull’ecosistema e sulla salute.

 

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