Type a keyword and hit enter to start searching. Press Esc to cancel.

Categoria: Made in Italy

Sei un imprenditore o un aspirante tale? Stai progettando ed implementando qualcosa di estremamente innovativo e sei parecchio preoccupato che qualcuno rubi, copi, riproduca la tua idea? Più che comprensibile.

Sappi che, fortunatamente, hai a disposizione diversi strumenti per tutelare te e il tuo know-how.

NDA

Se a preoccuparti è la condivisione della tua idea con possibili futuri collaboratori, puoi sottoporre alle persone interessate un NDA (letteralmente Non-Disclosure Agreement), ovverosia un accordo di riservatezza. Si tratta di un atto con cui una parte garantisce all’altra di non diffondere, rivelare o riprodurre in qualsivoglia modo determinate informazioni confidenziali, di cui sia venuta a conoscenza sulla base della predetta collaborazione. Tale accordo risulta particolarmente utile qualora nel medesimo sia prevista anche una clausola penale per il caso di inadempimento. Tale clausola, infatti, obbliga il soggetto “rivelante” a corrispondere all’altra parte una somma di denaro qualora violi gli obblighi di riservatezza dell’NDA.

Marchi e brevetti

La proprietà industriale può essere protetta, inter alia, anche attraverso appositi diritti o titoli, definiti tecnicamente “diritti di proprietà industriale”. Si tratta, in altri termini, di privative a vantaggio del loro titolare e a scapito di terzi concorrenti. Per esempio, le medesime possono conferire al titolare dei diritti negativi, come ad esempio il diritto di privare altri dell’uso e della commercializzazione di un’invenzione o di un disegno.

Tali diritti si possono acquistare mediante:

  1. brevettazione
  2. registrazione

Sono oggetto di brevettazione: le invenzioni, i modelli di utilità e le nuove varietà vegetali; mentre sono oggetto di registrazione: i marchi, i disegni, i modelli e le tipografie dei prodotti a semiconduttori.

Negli ultimi anni il settore agroalimentare ha assunto sempre più rilevanza non solo per i consumatori, ma anche per il Legislatore che, già a partire dal 2015, aveva elaborato un disegno di legge di riforma dei reati agroalimentari, poi andato scemando.

L’esigenza di intervenire in tale settore è determinata dal fatto che l’attuale mercato degli alimenti appare inevitabilmente dominato dalle multinazionali del settore, soggette alla globalizzazione e a continue aggregazioni societarie che comportano un aumento di investimenti nel settore, rendendolo il principale referente criminologico.

Appare dunque evidente che, anche in tale ambito, possono configurarsi attività imprenditoriali scorrette unicamente volte ad aumentare i profitti dell’ente, violando prescrizioni che regolamentano la produzione, conservazione e vendita dei prodotti alimentari.

Pertanto, risulta necessario prevedere la responsabilità anche delle persone giuridiche (enti, società…) per i cd. reati agro-alimentari che tuttavia, sebbene configurino condotte criminose di rilevante portata, ad oggi non rientrano nel novero dei reati presupposto per la responsabilità amministrativa degli enti, di cui al Dlgs. 231/01.

Il nuovo disegno di legge

Alla luce di quanto sopra, lo scorso 25 Febbraio 2020, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Ddl n. 283 rubricato “Nuove norme in materia di reati agroalimentari”, che è stato presentato alla Camera in data 6 Marzo 2020 ed è stato assegnato alla Commissione Giustizia per l’esame in sede referente il 23 Aprile 2020.

La riforma introduce una riorganizzazione sistematica della categoria dei reati in materia alimentare, contemplando anche nuove fattispecie delittuose e incidendo sulla responsabilità amministrativa dell’ente.

Le nuove fattispecie di reato

Il Ddl interviene in modo organico sia sulla legge di riferimento, L. 283/1962, sia sul codice penale, anche mediante la contemplazione di nuove fattispecie delittuose tra cui il “reato di agropirateria” (art. 517 quater 1 c.p.) e di “disastro sanitario” (art. 445 bis. c.p.).

Nello specifico, il reato di agropirateria è volto a reprimere tutti quei comportamenti criminosi e dannosi che compromettono il prodotto alimentare ab origine, come ad esempio le condizioni degli animali, l’uso di prodotti chimici ecc.

Con riguardo, invece, al delitto di disastro sanitario esso si staglia come ipotesi aggravata e autonoma di singoli mini- disastri pregiudizievoli per la salute, dai quali sia derivata: a) la lesione grave o la morte di 3 o più persone; b) il pericolo grave e diffuso di analoghi eventi ai danni di altre persone.

La responsabilità da illecito alimentare nel modello 231

Il summenzionato Ddl prevede l’introduzione dei reati agro-alimentari nel catalogo dei reati presupposto. In particolare, dalle Linee Guida del disegno di legge si desume che l’intervento del legislatore è finalizzato non solo ad allargare il novero dei reati presupposto, ma altresì ad incentivare l’applicazione concreta delle norme in tema di responsabilità degli enti, nonché a favorire l’adozione e l’efficace attuazione di più puntuali modelli di organizzazione e di gestione da parte delle imprese anche di minore dimensioni.

In particolare, è prevista la scomposizione dell’art. 25 bis del D.Lgs. 231/01 in tre nuovi e distinti capi:

  • Art. 25 bis. 1: che rimane dedicato ai “Delitti contro l’industria e il commercio;
  • Art. 25 bis 2 rubricato “Delle frodi in commercio di prodotti alimentari”, punito con la sanzione pecuniaria tra le 100 e le 800 quote, oltre che con l’applicazione di sanzioni interdittive temporanee limitatamente ai soli casi di condanna per il reato di agropirateria;
  • Art. 25 bis 3 rubricato “Dei delitti contro la salute pubblica” punito con la sanzione pecuniaria ricompresa tra le 300 e 1000 quote, oltre che l’applicazione di sanzioni interdittive temporanee nei casi di condanna per tutte le fattispecie ivi menzionate secondo una durata definita sulla base della gravità dell’illecito commesso.

Altresì, con riferimento agli artt. 25 bis.2 e 25 bis.3 è prevista la possibilità di ricorrere all’applicazione nei confronti dell’ente della più grave misura dell’interdizione definitiva dall’esercizio dell’attività “nel caso in cui lo scopo unico o prevalente dell’ente sia il consentire o l’agevolare la commissione dei reati sopra indicati”.

Infine, il Ddl prevede l’introduzione dell’art. 6 bis, speciale rispetto all’art. 6 del D.Lgs. 231/01.

Tale disposizione detta una particolare disciplina da applicare solo alle imprese alimentari, prevedendo standard personalizzati per la creazione e l’implementazione di un Modello 231 integrato e, in particolare, per l’assolvimento di tre classi di obblighi eterogenei:

  1. Obblighi a tutela dell’interesse dei consumatori (art. 6bis lett. a) e b) D.Lgs. 231/01)
  2. Obblighi a protezione della genuinità e sicurezza degli alimenti sin dalla fase originaria di produzione (art. 6 bis lett. c), d) ed e) del D.Lgs. 231/01)
  3. Obblighi in merito agli standard di monitoraggio e controllo (art. 6 bis. lett. f) e g) D.LGS. 231/01)

Come muoversi nel frattempo?

Ad oggi, non ci è dato sapere quando la legge entrerà in vigore. Tuttavia, nonostante l’incertezza, un aspetto è chiaro: il settore agro-alimentare, al pari di altri, per il suo florido dinamismo può essere terreno fertile per la commissione di diversi reati. Non si può escludere a priori la responsabilità della società per gli stessi, soprattutto se la medesima non si è dotata di un adeguato Modello 231.

Non aspettate la riforma per implementare all’interno delle vostre Società un Modello 231: prevenire è meglio che…. pagare!

Riportare dati e numeri non riesce sempre ad avere un senso, piuttosto diventa un susseguirsi di cifre e percentuali apparentemente senza significato.

Quando però questi dati e numeri sono riferiti alle attività di controllo svolte dall’ICQRF, ecco che ci dicono cose importanti.

Da qualche giorno, sul sito web del Mipaaf è pubblicato il Report dell’attività operativa dell’Ispettorato Centrale Repressione Frodi per il 2017, esplicativo delle diverse operazioni che l’Autorità ha condotto nei diversi ambiti (prodotti di qualità Dop, Igp, Stg) e settori merceologici (Vitivinicolo, olio, ortofrutta, carne, mangimi…), a difesa del settore produttivo agroalimentare italiano. Sostanzialmente, difesa del Made in Italy. Ecco quindi alcuni numeri, significativi dell’intenso lavoro svolto e dei grandi risultati raggiunti anche durante l’anno appena concluso, sulla scia degli anni precedenti, che confermano il ruolo esemplare dell’ICQRF tra le Autorità di controllo agroalimentare a livello internazionale.

Sono stati eseguiti in totale 53.733 controlli (40.857 ispettivi e 12.876 analitici) e gli operatori del settore alimentare controllati sono stati 25.168 (per 57.059 prodotti controllati).

In particolare, l’88% dei controlli ha riguardato i prodotti alimentari e il restante 12% ha riguardato invece mangimi, fertilizzanti, sementi, prodotti fitosanitari.

Quali i settori maggiormente controllati? Innanzitutto il vitivinicolo (17.527 controlli) e l’oleario (7.843 controlli), seguiti dal settore della carne e derivati (5.086 controlli), dal lattiero caseario (4.977 controlli), e poi dal settore ortofrutticolo (2.708 controlli), cereali e derivati (2.406 controlli), conserve vegetali (1.971 controlli), sostanze zuccherine (733 controlli), miele (793 controlli), bevande spiritose (613 controlli), uova (518 controlli), e 1.967 controlli su altri settori.

Sono state rilevate irregolarità per il 26,8% degli operatori, per il 15,7% dei prodotti e per il 7,8% dei campioni.

Quali (e quanti) i risultati strettamente operativi? A seguito delle attività ispettive e di controllo, sono state inoltrate all’Autorità Giudiziaria 455 notizie di reato, sono state elevate 3.715 contestazioni amministrative, sono stati effettuati 963 sequestri.

L’ICQRF riveste infatti un ruolo importante anche nella lotta alla criminalità nel settore agroalimentare, soprattutto carne e prodotti lattiero caseari, conducendo nel 2017 importanti operazioni di Polizia Giudiziaria.

E il commercio elettronico? ICQRF opera sulle piattaforme di Ebay, Alibaba e Amazon come soggetto legittimato (owner) a difendere il “nome” delle Indicazioni geografiche italiane.

Dal 2014 sono stati effettuati 2.202 interventi all’estero e sul web, e nel 2017 sono stati state avviate 615 procedure di contrasto a usurpazioni ed evocazioni con un totale di 295 blocchi di vendite (in particolare, 226 su Ebay, 37 su Amazon, 32 su Alibaba). Il maggior numero di interventi dal 2014 al 2017 ha interessato Prosecco, Parmigiano Reggiano, Wine kit, Aceto Balsamico di Modena, Prosciutto di Parma.

Se davvero questi dati, meglio esplicati nel documento ufficiale pubblicato dal Mipaaf, rappresentano una crescente e sempre più efficace tutela dell’agroalimentare italiano, con conseguente valorizzazione delle aziende che si impegnano per produrre e vendere prodotti nel pieno rispetto della normativa, allora non restano un elenco di numeri e percentuali ma hanno un vero significato concreto. Per ora, poterlo immaginare sulla fiducia è già un grande risultato.

Il nostro Paese è la culla degli agrumi, offre varietà e qualità dai sapori e dai profumi davvero invidiabili… e che colori!

Ne avevamo già parlato, in merito agli agrumeti caratteristici.

Ricchi in vitamine e sali minerali, fonte di fibre e “fanno bene alla salute” (…a voi dire se questi messaggi rispondono ai requisiti del Regolamento n.1924/2006!)

La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha detto la sua circa i trattamenti post raccolta (è importante sapere come avvengono e cosa comportano).

Proprio per tutelare e valorizzare il mondo degli agrumi italiano, è recentissima la notizia del Mipaaf con cui, dando atto delle attività e dei progetti del Tavolo del settore agrumicolo riunitosi qualche giorno fa, ne presenta obiettivi e strategie.

Vediamo dunque cosa dice la notizia pubblicata dal Ministero il 16 gennaio scorso.

Durante la riunione del Tavolo del settore agrumicolo sono state individuate alcune importanti AZIONI PRIORITARIE:

– la realizzazione di Misure di emergenza, ovvero distribuzione agli indigenti di 4500 tonnellate di arance, mediante il ritiro dal mercato delle arance in due fasi: 500 tonnellate di ritiri utilizzando subito il totale plafond disponibile sulle dotazioni per il contrasto all’embargo russo; 4.000 tonnellate circa con un bando pubblico per acquisto di arance e distribuzione agli indigenti.

Ripristino del potenziale produttivo e rinnovo varietale, in particolare degli agrumeti colpiti dal virus Tristeza, mediante un coordinamento tra le azioni dei produttori e il sostegno fornito dalle istituzioni. In particolare, le condizioni da assicurare per realizzare il rinnovo varietale sono: assicurare la disponibilità di piante indenni per realizzare il piano annuale di riconversione programmato, attraverso investimento diretto del CREA; realizzare il Catasto agrumicolo nazionale, con l’impegno assunto dal Mipaaf ad avviare i lavori a partire dal 2018; – Riconversione produttiva, ovvero l’avvio di un piano di riconversione varietale con materiale certificato esente da virus, utilizzando in maniera sinergica e integrata le risorse dei PSR e dell’OCM attraverso le organizzazioni dei produttori.

– istituzione di un Fondo agrumicolo, al fine di incentivare l’aggregazione, gli accordi di filiera, l’internazionalizzazione, la competitività e la produzione di qualità. Il Fondo agrumicolo prevede una dotazione di 10 milioni di euro da spalmare nel corso del 2018, 2019, 2020.

– Monitoraggio e interventi nell’Export, con il rafforzamento di specifiche azioni in materia di fitosanitari e stesura dei relativi dossier, utilizzati nella presentazione agli altri Paesi (soprattutto i Paesi extra UE).

– Promozione e azioni coordinate con la GDO, incentrate sugli aspetti inerenti le informazioni ai consumatori, mediante un primo stanziamento di 400mila euro è stato già previsto per il 2018 in particolare dedicato alle informazioni e caratteristiche nutrizionali delle arance.

Questi, sulla carta, i programmi.

Vedremo se saranno davvero realizzati e se le potenzialità del mondo agrumicolo saranno davvero sostenute e valorizzate.

Tra le più importanti produzioni tipiche del nostro Paese, per numeri e per qualità, vi è senza dubbio quella agrumicola. Il sud Italia, come le rive del Lago di Garda, ci regalano profumi e sapori intensi di arance, limoni, bergamotti e clementine che danno il meglio di sé freschi in tavola o come ingredienti di ricette varie…dolci, primi piatti, pesce, contorni, liquori…

Quali sono le Regioni protagoniste? Per quota di produzione, emerge la Sicilia (con oltre 85 mila ettari investiti), la Calabria (con 37 mila ettari) e infine la Puglia (con circa 10 mila ettari), che insieme occupano oltre il 90% delle aree dedicate alla produzione degli agrumi sul nostro territorio nazionale.

agrumi 1Quasi il 60% della superficie italiana dedicata alla produzione agrumicola è occupata dalle arance, seguite poi dalle clementine (19%) e dai limoni (17%). Proprio tra le arance, le ultime rilevazioni Ismea segnalano che le varietà più diffuse sul nostro territorio sono il Tarocco Comune (42,5%), la Navelina (18,2%), il Tarocco Gallo (10,4%), il Moro (9,3%), il Sanguinello (5,1%), il Tarocco nocellare (4,5%) e il Washington Navel (2,6%).

Molte varietà di agrumi italiani godono inoltre di particolare riconoscimento e tutela e hanno ottenuto la relativa denominazione ai sensi del Reg. n.1151/2012 come l’Arancia del Gargano e l’Arancia Rossa di Sicilia (IGP) o l’Arancia di Ribera (DOP), o le Clementine del Golfo di Taranto e le Clementine di Calabria (IGP), ed ancora ben sei varietà di limoni IGP di Campania, Calabria, Sicilia, Puglia.

Esiste però anche una categoria speciale, quella degli agrumeti caratteristici, dotati di particolare pregio varietale paesaggistico, storico e ambientale, situati in aree in cui le caratteristiche climatiche ed ambientali sono in grado di conferire al prodotto delle caratteristiche specifiche. Tali aree godono di una particolare attenzione per il loro valore storico e paesaggistico e si trovano prevalentemente nella riviera ionica della Sicilia, nella riviera ionica e tirrenica della Calabria, nella penisola sorrentina, nella costiera amalfitana e nelle isole del golfo di Napoli, nel Gargano e nei dintorni del Lago di Garda.

Come valorizzare e tutelare questi agrumeti caratteristici?

Alcuni giorni fa, con comunicazione ufficiale del 13 luglio u.s. il Mipaaf ha l’approvazione da parte della Camera di una Legge finalizzata alla promozione di interventi di ripristino, recupero e salvaguardia degli agrumeti caratteristici. In particolare, il provvedimento prevede l’istituzione di un Fondo per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici che per il 2017 è pari a 3 milioni di euro, che valuterà e darà priorità alle tecniche di allevamento tradizionale e all’agricoltura integrata e biologica, e rimette alle Regioni la determinazione dell’ammontare delle risorse da destinare, la precisazione delle modalità e tempi per la presentazione delle domande, la selezione dei progetti e la formazione delle graduatorie.agrumi 2

Secondo il Ministro Martina “Riconoscere l’importanza di queste aree significa compiere un importante passo in avanti per lo sviluppo sostenibile. L’ obiettivo infatti è anche quello di salvaguardare la distintività delle nostre ricchezze naturali riconoscendo agli agrumicoltori un ruolo fondamentale nella tutela ambientale e paesaggistica soprattutto in alcune aree ad alto rischio di dissesto idrogeologico”.

Confidiamo si dimostri davvero uno strumento efficace di valorizzazione e tutela anche della biodiversità e della sostenibilità.

 

A Natale c’è chi preferisce la corposità del panettone, e chi la leggerezza del pandoro, e a Pasqua una colomba fragrante non può mancare… ma questi sono solo alcuni tra i prodotti da forno tipici della fantasia e dell’abilità dolciaria italiana, conosciuti in tutto il mondo. Abbiamo un dolce per ogni festa dell’anno, per ogni momento della giornata, per ogni occasione… assaporato puro e semplice oppure come parte di golosità più complesse…

Il Decreto Ministeriale 22.05.2005 emanato dall’allora Ministero delle attività produttive, pubblicato in G.U. n.177 del 1.08.2005, detta norme fondamentali di carattere tecnico e operativo (fornendo le definizioni e descrizioni della composizione dei prodotti) per la Disciplina della produzione e della vendita di taluni prodotti dolciari da forno a tutela di queste specialità tradizionali e per assicurare la trasparenza del mercato e proteggere ed informare adeguatamente il consumatore.

panettoni1

In particolare, il Decreto contempla:

il panettone “La denominazione «panettone» e’ riservata al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma a base rotonda con crosta superiore screpolata e tagliata in modo caratteristico, di struttura soffice ad alveolatura allungata e aroma tipico di lievitazione a pasta acida” (art.1).

il pandoro “La denominazione «pandoro» e’ riservata al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida di forma a tronco di cono con sezione a stella ottagonale e con superficie esterna non crostosa, una struttura soffice e setosa ad alveolatura minuta ed uniforme ed aroma caratteristico di burro e vaniglia” (art.2).

la colomba “La denominazione «colomba» e’ riservata al prodotto dolciario da forno a pasta morbida, ottenuto per fermentazione naturale da pasta acida, di forma irregolare ovale simile alla colomba, una struttura soffice ad alveolatura allungata, con glassatura superiore e una decorazione composta da granella di zucchero e almeno il due per cento di mandorle, riferito al prodotto finito e rilevato al momento della decorazione” (art.3).

il savoiardo “La denominazione «savoiardo» e’ riservata al biscotto di pasticceria all’uovo avente forma caratteristica a bastoncino con struttura caratterizzata da alveolatura minuta e regolare e con superficie superiore ricoperta di zucchero ed aroma tipico di vaniglia e limone. Il prodotto deve presentare una percentuale di umidita’ tra il quattro per cento e il dodici per cento” (art.4).

l’amaretto “La denominazione «amaretto» e’ riservata al biscotto di pasticceria a pasta secca avente forma caratteristica tondeggiante, con struttura cristallina e alveolata e superficie superiore screpolata e gusto tipico di mandorla amara, con eventuale aggiunta di granella di zucchero. Il prodotto presenta una percentuale di umidita’ inferiore al tre per cento” (art.5).

l’amaretto morbido “La denominazione «amaretto morbido» e’ riservata al biscotto di pasticceria a pasta morbida avente forma caratteristica tondeggiante, con superficie superiore screpolata. Il prodotto deve presentare una percentuale di umidita’ almeno dell’otto per cento” (art.6).

Sono poi indicati i singoli ingredienti che compongono ciascuno dei prodotti descritti, ed anche  quelli facoltativi che possono liberamente essere aggiunti dal produttore, sempre come impasto base. L’art. 7, inoltre, consente alcune deroghe agli impasti base ad esempio l’assenza di uvetta o scorze di agrumi canditi da panettone e colomba, oppure l’aggiunta di farciture, coperture, glassature, decorazioni…e la creazione così di prodotti speciali o arricchiti. Nei due Allegati al Decreto sono infine riportate le percentuali minime e massime di alcuni ingredienti e i singoli processi tecnologici di fabbricazione dei diversi prodotti, con descrizione delle rispettive fasi di produzione.

tiramisu

Visto il trascorrere del tempo e la sentita esigenza di adattare la disciplina del 2005 alle mutate condizioni tecnologiche e di mercato (e al mutato contesto normativo, ad esempio con l’entrata in vigore, nel frattempo, del Reg. UE n.1169/2011), è stato emanato il Decreto Ministeriale 16.05.2017 pubblicato in G.U. n.136 del 14.06.2017 (efficace dal prossimo settembre) con cui il Ministero dello Sviluppo Economico ha disposto modifiche al Decreto del 2005.

Ad esempio, riguardo l’aggiunta volontaria di sale all’impasto base (già prevista per tutti i prodotti) si prevede l’inserimento delle parole “compreso il sale iodato[1]”.

Modifiche anche per le uova utilizzate negli impasti di panettone, pandoro e colomba, che potranno essere “uova di gallina di categoria A o tuorlo d’uovo derivato da uova di gallina di categoria A, o entrambi, in quantità tali da garantire non meno del quattro per cento in tuorlo” e per il burro (nel Decreto del 2005 si parlava di materia grassa butirrica) che potrà essere “burro ottenuto direttamente ed esclusivamente dalle creme di latte vaccino con un apporto in materia grassa butirrica…” in quantità non inferiore al sedici per cento per panettone e colomba, e non inferiore al venti per cento per il pandoro.

Inoltre, in materia di etichettatura, ogni riferimento al previgente D.Lgs. n.109/1992 è stato modificato con riferimento al vigente Reg. UE n.1169/2011.

Una norma specifica viene poi dettata in materia di sanzioni, con l’aggiunta dell’art.9 bis che sancisce espressamente che “Per le violazioni al presente decreto si applicano le disposizioni dell’art. 4, comma 67, della legge 24 dicembre 2003, n. 350 e del decreto legislativo n. 260/2005”.

L’intervento legislativo era auspicato, e certamente potrà contribuire alla tutela e alla promozione di dolci e specialità tradizionali apprezzate e invidiate, insieme di saperi antichi e sapori sempre attuali, e purtroppo spesso (male) imitate.

[1] Lo iodio è un minerale che contribuisce allo sviluppo e al funzionamento della ghiandola tiroidea, favorisce la crescita e lo sviluppo e stimola il metabolismo basale aiutando l’organismo a bruciare il grasso in eccesso. Il corpo umano contiene normalmente dai 20 ai 50 mg di iodio, e la carenza di tale minerale può comportare l’insorgere di disturbi particolarmente gravi quali il gozzo endemico tanto che l’OMS e la FAO hanno riconosciuto la riduzione delle malattie da carenza di iodio tra i principali obiettivi della salute pubblica.

hadsome carver1Durante la scorsa edizione di COSMOFOOD, alla fiera di Vicenza, abbiamo avuto modo di conoscere molte interessanti realtà, giovani e dinamiche, nel mondo dell’agroalimentare.

Tra queste sicuramente figura anche Handsome Carver, azienda che si occupa di un prodotto non tipicamente tradizionale per il mercato alimentare italiano, ma conosciuto anche qui: il burro di arachidi.

Al timone dell’impresa due giovani brillanti e intraprendenti, Chiara e Simone, che ci hanno raccontato la loro storia.

Partiamo dalle vere primissime origini del progetto, ovvero come è nata l’idea di fondare proprio in Italia un’azienda che produce burro di arachidi?

Siamo una famiglia molto internazionale e in particolare abbiamo tanti parenti che si sono trasferiti negli Stati Uniti. Nostro cognato, che è americano e molto amante del burro di arachidi era stanco di trovare solo prodotti industriali e ricchi di conservanti e zuccheri e circa sei anni fa ha deciso di aprire la sua azienda e produrre artigianalmente burro di arachidi buono, come da tradizione americana. Quando lo abbiamo assaggiato anche noi buongustai italiani ci siamo innamorati del prodotto e abbiamo provato con tutte le nostre forze a importarlo per venderlo anche qui. Ostacolati dalle leggi italiane rigide e dai costi di importazione stratosferici, non abbiamo voluto mollare la nostra idea e quindi abbiamo deciso di aprire la filiale di Handsome Carver in Italia, diventando noi stessi i produttori e creando un alimento 100% italiano e il più possibile a km 0.

Quali caratteristiche nutrizionali e di gusto può vantare la vostra materia prima, ovvero le arachidi della Toscana?

Le arachidi in generale vantano proprietà nutritive eccezionali: sono infatti leguminose, e tra i vegetali più ricchi di proteine (25%). Non hanno colesterolo, sono ricche di grassi insaturi e di fibre. In particolare le arachidi di Venturina dell’azienda agricola Paggetti Stefania sono le uniche che vengono fatte crescere in Italia, accorciando la filiera produttiva e non sottoponendo il prodotto allo stress del trasporto. La tostatura avviene in loco, con una antica tostatrice a legna e le arachidi a noi arrivano non salate per non alterare lo spettacolare sapore originale.

Alla luce della vostra esperienza, quali ritieni siano i pro per le nuove iniziative imprenditoriali nel settore alimentare in Italia? …E i contro?

handsome carver2Sinceramente noi abbiamo riscontrato grandi lacune nella preparazione delle istituzioni preposte. Quando abbiamo iniziato avevamo tantissima buona volontà, motivazione e un piano ben strutturato, ma poco da investire. Non è stato semplice nessun passaggio del nostro percorso. E abbiamo sprecato tante energie per niente, inseguendo risposte e tampinando uffici per capire la procedura corretta da seguire secondo la legge.

Per fortuna ci sono professionisti seri che hanno saputo cogliere l’innovazione del nostro prodotto e della nostra idea e hanno collaborato con noi per iniziare l’attività e la produzione.

Per noi l’avventura è stata ed è tuttora positiva, ma crediamo che sia tutto lasciato alla forza di volontà e agli sforzi del singolo.

Quanto e come ritieni che il nostro Paese supporti l’imprenditoria innovativa in questo settore?

Sempre parlando sinceramente…credo che la scoraggi fortemente! In sostanza nessuno si prende la responsabilità di dare indicazioni in modo tale da potersi chiamare fuori se succede qualcosa contro la legge.

Quali sono state invece le maggiori difficoltà incontrate nell’avviamento e nella gestione del vostro progetto di impresa (burocrazia, costi, normativa di settore…)?

Sicuramente la normativa di settore: la nostra intenzione era quella di condividere uno spazio con un’altra impresa alimentare per diminuire i costi e a questo proposito la normativa non era chiara ed era sconosciuta anche agli addetti dell’Azienda Sanitaria. Abbiamo perso molto tempo e qualche investimento a causa di questo fraintendimento…

arachidi di venturinaAd oggi, per cosa viene maggiormente apprezzato e richiesto il vostro prodotto?

Viene apprezzato per gli ingredienti naturali e genuini, per la varietà di gusti, per le proprietà nutritive e per il sapore. Viene richiesto per qualche preparazione di pasticceria e cucina, ma soprattutto per la vendita in vasetto da usare con il pane. Il gusto più venduto resta comunque il naturale.

Riguardo la DISTRIBUZIONE, dove possiamo trovare il vostro burro di arachidi? Con quali canali viene venduto?

Il nostro prodotto si acquista online, lo spediamo noi stessi in tempi brevissimi. Stiamo sviluppando la nostra rete di distributori proprio in questo periodo. In Lombardia ci appoggiamo a un distributore agro alimentare. Abbiamo alcune bakery americane, pasticcerie e chef che utilizzano e rivendono il nostro prodotto, nella zona di Gorizia e Trieste.  Abbiamo agenti operativi nelle zone di Modena, Parma e Firenze.

Puntate sull’E-COMMERCE?

Decisamente si, ma dobbiamo approfondire e sviluppare questo settore.

Se qualcuno volesse saperne di più, dove può conoscere la vostra realtà? Quali mezzi utilizzate e privilegiate per pubblicizzare e presentare il vostro prodotto?

Abbiamo il nostro sito internet www.handsomecarver.it e la nostra pagina Facebook – Handsome Carver Italia. Collaboriamo con molti food blogger e nella nostra zona cerchiamo di rimanere attivi sul territorio con progetti e iniziative condivise con altre aziende artigiane e anche con il Comune.

Diciamo dunque che…non resta che assaggiare!