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La tisana della sera…con gli alcaloidi!

Il termometro non segna più 32^, sono arrivati i primi temporali e verso sera un maglioncino di cotone ci sta anche bene. Accade sempre così, all’inizio di settembre…l’estate cede pian piano il posto all’autunno, dopo averci regalato giornate calde (quest’anno, anche troppo!) e piene di luce, ed ora l’aria profuma di novità.

Se siete degli amanti delle serate piovose (da trascorrere rigorosamente in casa), e già vi pregustate tiepide tisane ed infusi dopo cena, muniti di copertina e pantofole, dovete sapere però che non tutto quello che deriva dalle piante è privo di pericoli.

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Nelle erbe e nelle piante comunemente utilizzate per preparare tisane e infusi, si nascondono gli alcaloidi pirrolizidinici (PA) ovvero delle tossine presenti in oltre 6000 piante[1] diffuse in tutto il mondo, riconosciute dal mondo scientifico come potenzialmente cancerogene. Occorre fare attenzione, inoltre, anche al miele grezzo perché può essere stato intaccato proprio attraverso il polline che le api hanno raccolto dai fiori e dalle piante nella loro attività di bottinatura. Come per infusi e tisane, anche per il miele (unico alimento per il quale vi sono dei dati scientifici sui livelli di PA) il rischio di un’alta concentrazione di PA è più elevato nei prodotti “naturali” e artigianali, mentre dovrebbe essere più ridotto in quelli industriali.

Tutto ciò non deve spaventare, né dissuadere dal consumo di questi prodotti, perché in fin dei conti una tisana alle erbe in una sera di metà ottobre, leggendo un buon libro, mentre fuori inizia a piovere, non ve la toglie nessuno…magari proprio con una goccia di miele…

In ogni caso, è importante sapere che nelle erbe e nelle piante essiccate e contenute nel filtro o nella bustina c’è anche dell’altro, ed è opportuno individuare a quali eventuali rischi esponiamo la nostra salute.

Già nel 2011 l’EFSA aveva pubblicato un parere scientifico Scientific Opinion on Pyrrolizidine alkaloids in food and feed circa l’impatto sulla salute degli PA presenti negli alimenti, affermando che “i PA di una certa classe, noti come PA 1,2-insaturi, possono agire sull’uomo da cancerogeni genotossici (cioè possono provocare il cancro e causare danni al DNA, il materiale genetico cellulare”. Per stabilire i livelli di pericolosità degli alcaloidi pirrolizidinici aveva utilizzato l’indice MOE (margine di esposizione), strumento generalmente utilizzato nella valutazione del rischio derivante dall’esposizione alle sostanze cancerogene e/o genotossiche presenti negli alimenti o nei mangimi[2].

L’attenzione del Ministero della Salute verso queste sostanze contaminanti è alta, soprattutto mancando dati e valutazioni su altri alimenti oltre il miele, e in assenza di limiti massimi stabiliti a livello europeo. Nel 2016, il Ministero ha emanato la Nota DGSAN 1.07.2016 invitando gli operatori del settore alimentare interessati (che trattano vegetali e loro parti per tisane ed infusi, oppure come materie prime per integratori alimentari vegetali o contenenti vegetali) ad adoperarsi per evitare la presenza di specie vegetali produttrici di alcaloidi pirrolizidinici e assicurarsi che eventuali semi non siano contaminati.

Inoltre, qualora non sia possibile evitare la presenza, anche accidentale, delle specie vegetali che producono alcaloidi, dovranno assicurare in particolare che i livelli degli alcaloidi pirrolizidinici siano inferiori ai limiti di rilevabilità strumentale, facendo uso delle le migliori tecnologie e includendo almeno i 28 alcaloidi attualmente oggetto di valutazioni a livello europeo.

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Nelle scorse settimane, su richiesta della Commissione UE, l’EFSA ha aggiornato i dati del 2011 circa la valutazione del rischio in relazione all’esposizione alle tossine contenute in miele, tè, infusi a base di erbe, integratori alimentari, ed ha ribadito che l’esposizione agli alcaloidi pirrolizidinici contenuti negli alimenti (soprattutto tè e infusioni di erbe) rappresenta, nel lungo termine e in particolare per i grandi consumatori di tali prodotti, un potenziale pericolo per la salute umana.

L’EFSA ha poi raccomandato una continua attenzione e interesse verso i livelli di tossicità e di cancerogenità, soprattutto, di 17 alcaloidi pirrolizidinici maggiormente presenti in alimenti e mangimi.

Nel frattempo, porte aperte a tisane ed infusi…con qualche consapevolezza in più!

[1] Tra le piante di campo in cui si riscontra la maggiore concentrazione di alcaloidi pirrolizidinici, ad esempio, vi sono le Boraginaceae (“non ti scordar di me”), Asteraceae (famiglia delle margherite) e Fabaceae (il genere Crotalaria noto con il nome comune di nacchera).

[2] Sostanzialmente, il MOE è un rapporto tra due fattori che, per una data popolazione, valuta la dose alla quale si manifesta per la prima volta un effetto avverso, limitato ma misurabile, e il livello di esposizione alla sostanza. Quanto più elevato è il valore del MOE, tanto più è ridotto il rischio potenziale per la salute dei consumatori.

 

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